Venerdì, 13 Settembre 2019 14:31

In ascolto della voce teologica del nostro carisma attraverso gli studi su Eymard

Il ponte tra la comprensione intellettuale e la conoscenza pratica è un passaggio familiare per le congregazioni religiose. Fabio Ciardi, OMI descrive brevemente come

«Abbiamo esaminato e approfondito gli studi sulla vita religiosa in tutte le sue caratteristiche antropologiche, psicologiche, sociologiche, teologiche e spirituali. Tuttavia, spesso non sappiamo come mettere in pratica ciò che abbiamo capito. Notiamo quasi una dicotomia tra la comprensione intellettuale e l’esperienza del nostro vissuto».

È qui che la teologia pratica può intervenire e contribuire a migliorare la qualità della nostra vita religiosa. L’incremento di questo modo di esercitare la teologia negli ultimi cinquant’anni è stato sporadico. Ciò è dovuto in parte al modo in cui pensiamo alla teologia: l’accesso alla comprensione e alle verità su Dio si fa attraverso le parole, in generale con altre persone che chiamiamo ‘teologi'. Tuttavia, il punto di partenza per una teologia pratica non sono le parole, ma i comportamenti e le azioni dettate dalla fede, una specie di testo vivente delle azioni umane che pone la questione di sapere ciò che queste pratiche possono sviluppare in noi seguendo l’invito di Dio oggi. Thomas Groome dimostra che uno dei principi cattolici utilizzati nella teologia pratica amplia la definizione tradizionale della teologia di Sant’Anselmo fino alla sua conclusione naturale: la fede cerca la comprensione… e dopo? Noi non ci fermiamo alla comprensione di qualcosa o di qualcuno; noi viviamo questa comprensione!

Recentemente ho completato quasi cinque anni di studi alla Catholic Theological Union di Chicago, un’università teologica del terzo ciclo composta da un insieme di istituti religiosi di tutti gli Stati Uniti. Il mio interesse principale in questo periodo è stato quello di intraprendere una ricerca di dottorato sulla teologia pratica del nostro fondatore, cioè la fondazione nel senso universale del termine, perché alla sua morte nell’agosto 1868 San Pier Giuliano Eymard aveva dato vita a due congregazioni religiose e ad un’aggregazione laicale di uomini e donne, facendo in modo che la visione universale dell’Eucaristia penetrasse nell’insieme del popolo di Dio.

Uno dei temi chiave di P. Eymard nelle sue predicazioni e nel suo ministero attraverso le sue lettere, era di trasmettere l’insegnamento che il Dono di Sé era il punto di arrivo della risposta a Cristo che si dona nell’Eucaristia. Tuttavia, questo insegnamento non doveva restare soltanto un’idea e doveva manifestarsi nella pratica. Il problema era che questa idea fu accolta con ambiguità e confusione. I primi Padri Sacramentini hanno certamente avuto difficoltà a comprenderla. Le sue lettere ad un piccolo gruppo di donne laiche erano molto esplicite e precisavano chiaramente a che cosa il Dono di Sé doveva assomigliare una volta estratto dalla pagina e messo in pratica.

Molte congregazioni religiose hanno incontrato lo stesso problema quando hanno cercato di ricostruire l’identità carismatica del loro fondatore. Gli aspetti fondamentali di un carisma che definisce il quadro della nostra vita religiosa, a volte possono apparire così astratti che il passaggio all’applicazione pratica ci sembra al di là della nostra capacità. Circa due anni fa, un direttore di formazione mi ha fatto questa osservazione: “Non so come animare il tema del Dono di Sé con gli studenti. Tutto quello che leggo su questo argomento mi sembra molto arido e astratto. Cosa si può fare, Darren?”.

Il progetto di ricerca che ho intrapreso allora, ha identificato metodi e procedure per aiutare a rispondere a questo ‘Che cosa si può fare?', e in larga misura propone strumenti per presentare ciò che viviamo in concreto come religiosi e aggregati laici rispetto all’ispirazione originaria del nostro fondatore. La ricerca si è sviluppata a partire da due distinzioni importanti. In primo luogo, il tipo di sguardo che poniamo su San Pier Giuliano influisce su quello che vediamo; per esempio c’è una differenza tra il guardare la sua vita attraverso le biografie, e il guardare all’interno della sua vita attraverso le rivelazioni fatte dallo stesso P. Eymard. In secondo luogo, l’attenzione della ricerca non riguardava solo ciò che insegnava, ma come lo faceva, e il contenuto delle sue lettere scritte fornisce un gran numero di possibilità per fare proposte su come il Dono di Sé fa parte della teologia pratica di Eymard.

La ricerca in sé stessa ha richiesto molto tempo, ma sono giunto alla convinzione definitiva che i quindici partecipanti, comprendenti sacerdoti e aggregati SSS della Provincia Sant’Anna, hanno avuto l’occasione di vivere un senso di rinnovamento nei loro ministeri permanenti con la loro partecipazione a questo progetto formulato in tesi. Le interviste registrate, i gruppi specializzati, l’analisi narrativa, e metodi di ricerca di qualità hanno formato la base per la costruzione dei sei capitoli della mia tesi che ho sostenuto con successo a Chicago l'11 aprile di quest’anno.

Il valore interculturale di questo lavoro è di enorme importanza anche perché le nostre città e le nostre comunità religiose si stanno sviluppando sempre più in un contesto internazionale. L’animazione della ricerca che ho intrapreso è stata regolarmente presentata e seguita dai nostri 95 studenti in India, nonché dai membri della nostra aggregazione laicale in Scozia, Irlanda e Stati Uniti. Spero che questa tesi apporti il suo contributo all’importante lavoro di conoscenza di San Pier Giuliano Eymard attraverso le sue relazioni, i suoi scritti e i suoi contesti di vita, che dobbiamo collegare alle nostre basi culturali e ai nostri luoghi di vita come parte integrante dei nostri programmi di formazione per i futuri religiosi e membri dell’aggregazione. Incontrare il santo eucaristico di Dio dall’interno fa la differenza nel modo in cui i futuri ministri e la loro missione si formano come membri della nostra famiglia carismatica Eymardiana.

Infine, il tipo di approccio alla nostra vita religiosa condivisa in Dio che ho iniziato a Chicago, può essere riassunto in quello che Esther Posada chiama ‘l’ascolto teologico del Carisma’.

È l’ascolto silenzioso del carisma nella sua densità teologica. Questo non significa interrompere lo studio ufficiale e sistematico, ma è fare uno sforzo attivo, serio e perseverante, con stupore e gratitudine per quello che Dio ha fatto e continua a fare”.

Siate benedetti e ispirati nell’identità carismatica del nostro Fondatore attraverso il vostro ascolto!

26 agosto 2019

Padre Darren Maslen, sss
Cappella del SS. Sacramento, Dublino