Stampa questa pagina
Venerdì, 04 Agosto 2017 22:19

La sessione sul “dono di sé”

Questa sessione si è svolta dal 27 giugno al 6 luglio 2017, nella casa di famiglia del nostro Santo Fondatore, a La Mure, sotto la direzione di P. Manuel Barbiero. Vi parteciparono sia le Ancelle che i nostri religiosi: Teresa Pham Thi Kim Hong e Maria Nguyen Thi Phuong, ambedue del Vietnam, Patrick Costello dell’Irlanda, Flavio Fumagalli dell’Italia, Martin de Porres Ochola dell’Uganda, Chally Gombessa del Congo-Brazzaville e Thaddée Mupapa del Congo-Kinshasa.

L’obiettivo della sessione era quello di aiutare i partecipanti a comprendere e ad approfondire il cammino che ha condotto il Padre Eymard a fare il dono della personalità e per conseguenza a considerare i passi che ciascuno deve fare per lasciarsi trasformare dallo Spirito in discepoli-apostoli dell’Eucaristia a seguito di Gesù. Le attività quotidiane previste erano la celebrazione dell’Eucaristia, l’adorazione del SS.mo Sacramento, la Liturgia delle Ore, i tempi di riflessione e di condivisione. Questa era il contenuto: la lettura comunitaria del Grande Ritiro di Roma, i tempi di pellegrinaggio e di deserto, il voto della personalità, la Madonna e il dono di sé.

Session juillet 2017 2a

  1. Lettura comunitaria del Grande Ritiro di Roma (1865)

La nostra Regola di Vita indica il punto di partenza di questo ritiro: “(…) tutta la sua esistenza testimonia che egli ha donato se stesso a Cristo” (RV 2), e “Associati al dono che egli ci ha fatto di se stesso, noi ci mettiamo al servizio del Regno, realizzando la parola dall’Apostolo: ‘Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me’ (Gal 2,20)” (RV 4). Così tutta la nostra vita si riferisce al dono di sé vissuto dal P. Eymard.

Inoltre due note sono importanti per una buona comprensione del ritiro di Roma. Per primo, questo Ritiro si era svolto senza un piano e senza orario prestabilito, e poi gli appunti presi dal P. Eymard hanno carattere personale, e quanto alla sua sensibilità e alle sue grazie personali, certe note non si applicano che a lui.

Anche l’alimento quotidiano di cui il Padre Eymard si è nutrito al fine di prepararsi a questo voto è: la disponibilità a lasciarsi condurre dallo Spirito Santo, la celebrazione eucaristica (in particolare la Parola di Dio e la comunione), l’Adorazione eucaristica, la Liturgia delle Ore e la lettura del libro “Dell’imitazione di Cristo”. Così si preparò a operare nella sua vita, quello che il Cristo realizza nella consacrazione eucaristica: prendere, ringraziare, rompere e dare.

Partendo dalla conversione di S. Paolo, il Padre Eymard si pose il seguente interrogativo all’inizio e alla fine del suo ritiro: “Signore, che cosa vuoi che io faccia?”. In tal modo questo ritiro si presenta come una ricerca permanente della volontà di Dio, alla quale si abbandona. E il Padre Eymard afferma che “Dio ama il dono di sé più che l’apostolato di tutto l’universo”. In effetti, l‘atto centrale di Cristo nell’Eucaristia è il dono, che è legato all’amore, secondo l’esempio dell’amore dello sposo e della sposa. Dio è lo sposo e l’anima è la sposa.

D’altronde il voto della personalità non è legato solamente alla grazia del battesimo, ma è anche una nuova incarnazione del Cristo realizzata con l’Eucaristia. Questa opera nella persona una trasformazione tale che il Cristo in essa diventa: centro, vita, gioia, amore. Allora le azioni ed i pensieri del Cristo diventano come della persona.

Ancora, il voto della personalità è un dono dello Spirito Santo, perché durante l’Eucaristia, lo Spirito Santo trasforma tanto il pane ed il vino nel Corpo e Sangue del Cristo quanto l’uomo formando la vita di Cristo in lui. Ne segue che lasciandoci condurre dallo Spirito Santo arriveremo a fare il dono della personalità (cf. Lc 1,35).

E il Padre Eymard scopre l’amore di Dio attraverso la creazione: Dio ama l’uomo e gli ha dato tutto quello che ha e tutto quello che è. L’Eucaristia è il vertice di questo amore. Perché Dio vuole rimanere con noi. Anche il segreto della preghiera consiste nel nutrirci di Dio, nello scoprirne la grandezza, la bontà, la tenerezza attraverso la creazione. Così per arrivarci, bisogna lavorare molto a dimenticarsi, a non ricercarsi per niente nella preghiera. Questo amore è il vero formatore ed insieme il grande mezzo per la pratica di questo voto della personalità (Mt 11,29; Gal 2,20; Gv 14,6; At 9,6; Fil 2,5-11; Gv 13,1-17). E il Padre Eymard conclude: l’amore di Dio per me è legge, via, virtù, gioia, benessere.

Il Padre Eymard raccomanda a tutti di vivere la vita interiore, la vita con il Signore Gesù Cristo. E dice che è facile donare il cuore, ma è duro donare lo spirito. Questo sacrificio, confessa, non è concesso a tutti: qui, c’è bisogno della grazia di Dio. Perché il dono dello spirito è la parte più profonda dell’uomo e vien difficile rinunciare ai nostri pensieri, ai nostri giudizi. Perciò, bisogna accedere con un atto di fede, perché l’intelligenza si apra a vedere la volontà di Dio anche nei più piccoli eventi della vita. In più, la preghiera è indispensabile per disporsi all’ascolto di Dio.

  1. La Madonna e il dono di sé; Maria fa di noi altri “Gesù Cristo”.

Il Padre Eymard fu devoto della Madonna fin dall’infanzia. In Lei vedeva un modello di compassione per i poveri. Per questo, avendole affidato tutte le sue sofferenze ed i suoi progetti, la ringraziava per le grazie della vocazione, del sacerdozio e della fondazione della Congregazione. E la missione di Maria consiste nel formarci e nell’accompagnarci perché la celebrazione eucaristica realizzi l’incarnazione del Cristo in noi, faccia di noi degli altri Gesù Cristo.

Infine si può parlare della messa di Maria e della nostra messa. Come la Madonna nel momento dell’Annunciazione era in ascolto della Parola di Dio, così nell’Eucaristia ci disponiamo a ricevere questa Parola. Quanto la Parola divenne carne in Maria, altrettanto questa Parola di Dio deve diventare carne in noi.

Conclusione

Come si vede, il voto della personalità è anzitutto un dono, una grazia. Esso contiene una dimensione di fede nell’amore sempre più grande di Dio per l’uomo. E deve essere vissuto nella fedeltà alla volontà di Dio nonostante le difficoltà che si possono incontrare. In tal modo siamo invitati a domandarci sovente: “Signore, che cosa vuoi che io faccia?” La domanda ci esorta a dare la nostra disponibilità, libertà ed interiorità per la realizzazione del progetto di Dio in noi. E la Madonna ci accompagni perché la celebrazione eucaristica realizzi l’incarnazione del Cristo in noi.

 

P. Thaddée Mupapa, sss