Venerdì, 27 Agosto 2021 14:38

I Padri Sacramentini a Sant’Agata in Arfoli Reggello (Firenze) 1984 - 2020

Raccontare vent’anni di S. Agata non mi è facile. Quando ci penso la mia mente si riempie di ricordi, di volti, di storie, di gioie ed anche di fatiche, di passaggi complicati ed anche di qualche rammarico.

Quando nel 1993 si è deciso di riprendere in mano S. Agata e di offrire a quella presenza una nuova opportunità ho gioito e mi sono messo dentro con grande entusiasmo. All’inizio con Rizieri, Severino, Ugo, Guglielmo e in seguito con gli altri confratelli che si sono succeduti, abbiamo condiviso l’idea di dare vita ad una comunità che fosse segno e testimonianza di una vita eucaristica. E abbiamo ritmato la vita su quelle espressioni che abbiamo ritenuto interessanti per vivere fino in fondo la dinamica dell’Eucaristia.

La scelta della comunione

Tra di noi e con coloro che volevano condividere qualche passo della nostra vita, abbiamo sempre cercato di camminare e costruire comunione, come relazione, accoglienza dell’altro e capacità di darci una mano.

Abbiamo scelto di vivere logiche di servizio che si traducevano in desiderio di valorizzare la presenza degli altri e nell’accettare di vivere con gli altri. Espressione del servizio è stata anche la volontà di continuare a vivere un inserimento nelle parrocchie a noi affidate (S. Agata e Cancelli all’inizio e poi anche San Donato in Fronzano) per cercare di costruire una chiesa di comunione.

Un servizio anche alla terra. Come ogni uomo e ogni donna abbiamo accettato volentieri di lavorare la terra di proprietà della parrocchia. Non volevamo essere contadini, ma religiosi e sacerdoti che non si sentono privilegiati ma inseriti a fondo nel tessuto sociale ed umano di quanti ci abitavano accanto.

Anche a coloro che venivano con noi chiedevamo che il servizio (in casa, in cucina, nei campi) fosse espressione concreta di un’Eucaristia che domanda disponibilità e condivisione. Non ci interessava il “quanto” si faceva ma il “cuore” che si poneva anche nei gesti più semplici e quotidiani.

Esperienza di preghiera

Celebrazione e preghiera hanno sempre occupato un posto importante per noi come comunità e per coloro che venivano. I ritmi della giornata erano cadenzati sulla preghiera: dalle lodi del mattino all’adorazione e alla celebrazione del pomeriggio.

E davanti all’Eucaristia per cogliere da questo “segno denso di significato e di senso” l’invito ad una gratitudine ma anche alla responsabilità di uno stile nuovo di vita.

Abbiamo proposto l’Eucaristia come vita che ci rimandava alla vita per assumerla come opportunità di dono e di offerta. In questa dinamica abbiamo coinvolto anche le comunità parrocchiali offrendo spazi di preghiera e celebrazione comuni con noi e con gli amici che venivano da noi.

The Blessed Sacrament Fathers at Sant’Agata in Arfoli 1

Esperienza di condivisione con i laici

Si è trattato di un’esperienza costruita e vissuta “con” loro. I laici hanno fatto parte della nostra comunità. Non li abbiamo mai considerati “ospiti” ma protagonisti. E, volentieri, loro hanno accettato di sentirsi così. Con loro abbiamo condiviso tempo, cammini di riflessione, lavoro e preghiera. Abbiamo scoperto insieme una chiesa “semplice”, capace di accoglienza e di misericordia, una chiesa aperta e attenta a tutti. E poi una chiesa da costruire nella realtà del quotidiano di ciascuno tentando di portare là dove ognuno tornava, la bellezza e la forza di queste intuizioni.

Attenti ai poveri

Anche a questa dimensione abbiamo dato spazio. Partendo dalla consapevolezza che oggi la “grande povertà” è legata ad una povertà interiore e di valori, abbiamo ritenuto opportuno offrire a coloro che partecipavano alla nostra vita uno spazio intenso di silenzio e di riflessione per riappropriarsi della propria vita e per maturare atteggiamenti di più profonda attenzione agli altri.

Abbiamo sempre pensato che nel nostro tempo non c’è mancanza di denaro, ne abbiamo anche troppo, ma probabilmente è distribuito male ed è spesso usato male e sprecato, piuttosto ci manca un “cuore” con il quale vivere la relazione con il denaro e le cose. Occorre lavorare per una nuova giustizia e per relazioni nuove fra gli uomini, ma questo lo si capisce solo se ti metti con disponibilità davanti a Dio, alla sua Parola e all’Eucaristia.

Gioia e gratitudine

Sì, tanta! Per tutti coloro che sono passati di là, per esperienze condivise, per cammini sofferti e drammatici raccolti, per speranze rinate e per tanto desiderio di ripartire e tornare a viver con intensità le proprie vocazioni.

Abbiamo conosciuto tanta gente, di tutte le età e di tutte le provenienze. E tutti sono stati un grande dono per noi. Li ricordiamo tutti con gratitudine e con affetto.

L’incontro poi con l’Eurocampo ci ha permesso di allargare ulteriormente i confini e le accoglienze. È stata davvero un’esperienza molto bella preparare e vivere l’Eurocampo a Sant’Agata. Un miscuglio di culture, di linguaggi e di sensibilità, è stato come vivere una nuova Pentecoste. Ci univa la voglia di comunione, di preghiera, di servizio e ci si capiva!

The Blessed Sacrament Fathers at Sant’Agata in Arfoli 2

Pastorale vocazionale

Ci hanno sempre rimproverato che non sono nate vocazioni sss a S. Agata. Non è vero! Se per “vita sacramentina” intendiamo una vita motivata ed illuminata dall’Eucaristia, aperta al dono e al servizio, al desiderio di relazioni nuove all’interno della famiglia, della chiesa locale e della storia, possiamo senza paura affermare che S. Agata è stata davvero feconda. Tante scelte di presenza rinnovata, di rimotivata responsabilità nei luoghi del proprio vivere, tante attenzioni alla chiesa di provenienza, tanti gesti di condivisione verso i poveri e gli ultimi. La “famiglia eymardiana” prendeva consistenza anche nel piccolo della nostra semplice realtà di S. Agata.

Qualcuno ha tentato anche un cammino verso l’inserimento nella nostra famiglia religiosa ma Dio voleva diversamente.

Anche dal punto di vista di scelte più specifiche non ci mancano racconti e storie: vocazioni alla vita religiosa, scelte di diaconato permanente, esperienze di volontariato radicale, ma anche coppie rilanciate, famiglie che hanno ritrovato l’armonia e la fecondità genitoriale, scelte di servizio in parrocchia.

Ripensare a S. Agata, per me, è aprire un grande libro e scorrere le pagine di nomi e di volti, e benedire Dio per tutto ciò che sono stati per me e per noi.

Ed è bello sapere - ed anche consolante - che se S. Agata non ha più continuato la sua presenza di accoglienza, rimangono però i “semi” gettati che stanno fiorendo in tanti altri spazi. Più che mai S. Agata vive, in tanti uomini e donne, in tanti ricordi conservati con preziosità nella mente e nel cuore di quanti da lì sono ripartiti con fiducia e speranza.

The Blessed Sacrament Fathers at Sant’Agata in Arfoli 3

Rammarichi e… sofferenze

Sì, certo e tanti.

Il primo è di non essere riusciti a creare un interesse ampio nella nostra Provincia. Poche comunità si sono sentite participi di questo progetto e, di conseguenza, poche hanno offerto ai loro giovani e gruppi l’opportunità di condividere l’esperienza di Sant’Agata.

Non abbiamo saputo proporci? Pregiudizi? Tutto ci può stare. I nostri temperamenti, i nostri modi di fare? Anche questo. Ma una cosa mi sento di condividere: ci abbiamo creduto e ci abbiamo messo il cuore e il desiderio di vivere fino in fondo una spiritualità di comunione, di servizio e di contemplazione che l’Eucaristia faceva nascere in noi.

E oggi?

Certo, non posso nascondere che mi dispiace per come si è conclusa S. Agata; ma, soprattutto, mi dispiace perché non abbiamo saputo intuire presenze alternative attraverso le quali condividere con altri la passione per quello che siamo e per tutto ciò che avvertiamo come bellezza di una vita eucaristica.

Lì, a S. Agata, ne avevamo una grande opportunità. Ma, oltre questo, mi abita una profonda serenità: abbiamo cercato di fare il possibile, ci siamo sporcati le mani in un percorso non sempre facile ed in condizioni non sempre favorevoli.

Oggi, sento che non mi resta che benedire e ringraziare il Signore per tutto ciò che ho vissuto e per l’opportunità che ci è stata offerta.

Avremmo potuto fare di più, essere più creativi, allargare gli spazi, proporre molto di più, inventare occasioni ed opportunità, ma in quello che siamo riusciti a fare ci abbiamo creduto e l’abbiamo vissuto con gioia.

 

Italia - Notiziario Speciale n.20, agosto 2021

Ultima modifica il Venerdì, 27 Agosto 2021 14:44